Secondo l’ultimo report annuale dell’ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, in Italia sono presenti quasi 118 mila iscritti. Come siano organizzati e quali siano i principali trend del settore a dircelo è un’analisi dell’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano, che ha studiato un campione di studi di Commercialisti distribuiti in modo coerente con gli iscritti a livello nazionale.
Dallo studio emerge innanzitutto una polverizzazione del settore, composto prevalentemente da una molteplicità di micro studi individuali (il 77% del totale), con conseguente elevata propensione sia alle operazioni di M&A sia, con riferimento ai professionisti più interessati a mantenere la propria autonomia giuridica, alla collaborazione con altri colleghi.
Per quanto riguarda invece le tecnologie, nonostante il budget di spesa sia molto ridotto, evidentemente a causa della piccolissima dimensione, vi è comunque un forte interesse per la dematerializzazione e la presenza/fornitura di consulenza online.
Di seguito sono riportate alcune delle statistiche più significative:
Lo studio di commercialisti medio
In Italia, lo Studio medio è organizzato in forma individuale, consiste in meno di 4 risorse tra professionisti e dipendenti ed ha un portafoglio di 67 clienti (esclusi i privati). Questo si traduce in un fatturato annuo inferiore ai 100.000€ per il 56% degli Studi ed inferiore a 300.000€ per l’85%.
Gli altri modelli organizzativi
Lo studio associato rappresenta, a distanza, la seconda forma organizzativa, adottata dal 12% degli studi. Seguono le società (8%), le associazioni professionali e le STP (entrambe all’1%).
L’interesse per fusioni e acquisizioni e la propensione all’autonomia
Quasi il 50% degli studi è interessato ad operazioni di fusione/acquisizione, il 10% ha già concluso in passato operazioni di questo tipo, mentre il 41% degli studi esclude l’opzione, principalmente per mantenere la propria indipendenza giuridica. L’autonomia è ricercata anche quando vi è interesse per operazioni di M&A, prediligendo, come controparti, professionalità diverse dalla propria.
Collaborazioni diffuse
Per superare i limiti della piccola dimensione evitando le soluzioni “hard”dell’M&A, il 68% degli studi ricorre a collaborazioni con altri colleghi. Anche qui è importante l’aspetto dell’autonomia: le collaborazioni sono principalmente occasionali (37%) o non formalizzate (28%), solo il 3% è rappresentato da collaborazioni stabili e formalizzate.
Outsourcing di contabilità e paghe
Mentre le registrazioni contabili sono svolte quasi totalmente all’interno dello studio (solo l’8% ricorre all’outsourcing), quasi la metà degli studi (il 43%) affida a soggetti esterni l’elaborazione paghe.
Gli investimenti in tecnologie
La maggior parte degli investimenti in tecnologie è rappresentata da imposizioni del Legislatore, quali la firma e la fatturazione elettronica, i canali telematici ecc., mentre le tecnologie maggiormente “desiderate” riguardano la dematerializzazione (gestione elettronica documentale, conservazione digitale ecc.). La spesa è comunque bassa e tendenzialmente stabile, in quanto più della metà degli Studi ha basse aspettative sui benefici del digitale: il 60% degli Studi ha sostenuto costi per tecnologie informatiche inferiori a 5.000€ nel 2016, e il 67% prevede di mantenere stabile il proprio livello di spesa.
Il forte interesse per l’online
Nonostante solo il 31% degli Studi abbia un proprio sito web, il 50% già utilizza social network nell’ambito della propria attività ed il 62% è interessato a fornire consulenza online. Inoltre è in aumento l’interesse per piattaforme innovative finalizzate alla collaborazione ed alla consulenza online.