Organizzazione e passaggio generazionale negli Studi professionali: cosa ci chiedono i professionisti

Dopo una pluriennale esperienza nel campo delle operazioni di m&a tra Studi professionali, da più di un anno MpO ha iniziato a fornire numerose consulenze a professionisti che chiedono un aiuto per organizzare al meglio il proprio Studio e/o pianificarne il passaggio generazionale.

In nostri precedenti contributi abbiamo trattato, sia pur sinteticamente, numerosi argomenti correlati alle suddette esigenze.

Ovviamente un articolo, per quanto ben scritto, non potrà mai sostituire una consulenza specifica, che tenga conto delle esigenze di quel singolo Studio e di quei singoli professionisti (mi si consenta di dirlo: pianificare un’operazione così delicata solo sulla base di uno o più articoli, per quanto possano essere ben scritti…rischia di essere un suicidio!).

Ragione per la quale, da poco più di un anno, MpO ha iniziato a proporre, accanto al tradizionale advisoring a 360 gradi sulle operazioni di m&a tra Studi professionali, un servizio di consulenza ad hoc, per aiutare il professionista ad approfondire alcune tematiche specifiche in materia di organizzazione e pianificazione della propria vita professionale associata.

E la risposta del mondo professionale è stata molto positiva!

Nei paragrafi che seguono, senza alcuna pretesa di sistematicità, verranno illustrate le tre più frequenti tematiche che pressoché ogni Studio Associato – e, quindi, ogni professionista che ne fa parte – deve, prima o poi, affrontare.

E sulle quali molti professionisti si sono rivolti ai consulenti di MpO.

1) La riorganizzazione dello Studio in vista del passaggio generazionale

Dopo una breve analisi dell’assetto esistente ed un confronto con le specifiche esigenze di tutti i soggetti coinvolti (ad es. l’attuale dominus, i collaboratori junior etc.) nonché con la non chiara normativa fiscale-tributaria vigente, si deve decidere quale sia, tra varie alternative, la strada migliore nel caso specifico.

Non esiste, infatti, una strada “giusta”, ma più percorsi, ognuno con i propri pro ed i propri contro. Ad esempio, data l’incertezza di normativa e prassi su alcuni aspetti delle S.t.p. (che hanno l’indubbio pregio di aprire a soci di capitale/che svolgono prestazioni tecniche), la creazione di uno Studio Associato (struttura certamente più rigida) può essere preferibile per le piccole realtà o per le aggregazioni tra avvocati e commercialisti (visto che, al momento, le S.t.a. multidisciplinari stanno incontrando numerosi problemi pratici).

Si può, infine, nelle operazioni più complesse, valutare anche la costituzione di una holding.

2) Gli aspetti da non trascurare quando si crea una S.t.p. o uno Studio Associato

Molto spesso, quando non si hanno ben presenti le dinamiche della vita professionale in forma associata, nella redazione degli statuti degli Studi Associati e delle S.t.p. si tendono a trascurare alcune clausole, che, in realtà sono fondamentali nella gestione dei passaggi generazionali o dei dissidi tra i soci.

In particolare, ad esempio:

– si possono prevedere diverse categorie di soci / di quote, al fine di agevolare l’ingresso di nuovi soci e/o la fidelizzazione dei collaboratori più giovani, senza minare la leadership e la governance dello Studio;

– si può regolamentare il diritto di recesso, in modo da precostituire una “valvola di sfogo” qualora in futuro sorgano dissidi insanabili tra i soci (sull’importanza di questo aspetto si vedano i vari nostri precedenti contributi, ad incominciare dal quadro generale: https://mpopartners.com/articoli/recesso-studio-associato-quadro-normativo-civilistico-fiscale/  ).

3) Il recesso del professionista

Come già anticipato sopra, spesso accade che, a seguito di dissidi o diversità di vedute o, ancora, di mancato accordo sulle condizioni della cessione delle proprie quote, un professionista, più o meno obtorto collo, decida di prendere in considerazione di lasciare unilateralmente il proprio Studio.

Se questo scenario non è stato previsto e disciplinato (vd. sopra), allora i soggetti coinvolti si trovano a dover affrontare svariati problemi, per i quali non è mai semplice trovare una soluzione.

In primis lo statuto dello Studio o della Stp può essere stato formulato in maniera poco chiara o lacunosa e, quindi, è necessaria un’attenta attività interpretativa da parte di chi già padroneggia la materia per avere un’idea il più precisa possibile sull’esito di un eventuale giudizio (sulle principali deroghe statutarie alle previsioni normative, si vd. https://mpopartners.com/articoli/recesso-studio-associato-deroghe-art-2289/ ).

Ovviamente è poi fondamentale calcolare nel modo più attendibile possibile l’indennità che deve essere liquidata a favore del socio receduto (al riguardo si vd. https://mpopartners.com/articoli/criteri-valutazione-quota-studio-associato-recesso/ ).

Solo dopo questi primi step ci si può seriamente confrontare, a seconda dei casi, con i soci che rimarranno nello Studio o con il socio che ne sta uscendo, al fine di trovare un’auspicabile soluzione condivisa che, per quanto possibile, metta tutti al riparo da possibili inconvenienti non previsti (primo fra tutti la concorrenza dell’ex socio: tema al quale abbiamo già dedicato un precedente contributo https://mpopartners.com/articoli/recesso-studio-associato-concorrenza-socio-receduto/ ).

Come si vede, la vita di uno Studio professionale conosce innumerevoli sfide da affrontare e cambiamenti ai quali andare incontro, nei confronti quali il professionista non può farsi cogliere impreparato.

E che è bene fronteggiare con l’aiuto di consulenti esperti.