La specializzazione professionale ed il suo riconoscimento

La “one-way street” per competere sul mercato.

Il mondo delle professioni, percepito nell’immaginario collettivo come un mondo chiuso, corporativo e comunque resistente ai mutamenti, sta cambiando anche nel nostro paese? La risposta, perlomeno per le professioni contabili/fiscali e quelle inerenti la consulenza del lavoro, è senz’altro affermativa.

Nell’ultimo decennio abbiamo assistito al verificarsi di due fenomeni distinti ma connessi uno con l’altro: l’aggregazione mediante operazioni di M&A di studi professionali e l’affinamento delle specializzazioni.

Nel corso degli ultimi anni il fenomeno delle operazioni di M&A di studi professionali è stato caratterizzato non solo da operazioni “singole”, finalizzate all’acquisizione di un singolo studio, ma parallelamente si è registrata una notevole crescita di progetti di aggregazione di studi su larga scala. Tutto ciò ha la naturale conseguenza di dover applicare a tali progetti “logiche aziendali” con una oculata ed attenta gestione delle risorse umane, la necessità di implementare un adeguato controllo di gestione nonché di sviluppare le azioni di marketing e comunicazione.

Appare evidente che in questo processo di aggregazione (che andrà a riallineare l’Italia, dove la professione è ancora organizzata in modo troppo individuale, al resto del mondo occidentale) diventa determinante la specializzazione dei professionisti.

Abbiamo già avuto modo di rilevare l’intervento del presidente del CNDC, Dott. Massimo Miani, il quale, in occasione di Telefisco 2017, definisce “urgente” accompagnare la professione in un processo di cambiamento per affrontare i mutamenti del mercato. Ma in che modo? “Le specializzazioni sono tra i pilastri principali.” e pertanto “Occorre arrivare al loro riconoscimento.

Appare evidente, inoltre, che il contesto professionale nazionale, in continuo mutamento, cambierà ancora.

Infatti, considerando la velocità con la quale l’innovazione tecnologica sta trasformando il mondo, nel prossimo futuro attività ripetitive come contabilità, dichiarativi e paghe saranno quasi totalmente automatizzate grazie a strumenti basati sull’intelligenza artificiale. Ciò comporterà un significativo cambiamento del settore e delle professioni contabili, con conseguenti sfide ma anche opportunità.

Su tale argomento è intervenuto recentemente il dott. Elbano De Nuccio, presidente dell’Ordine di Bari, il quale, intervistato dal Sole24Ore, ha precisato che “Tra breve, entro il 2020, tante attività standardizzate verranno integralmente realizzate dalle macchine e la fattura elettronica soppianterà una grande fetta di lavoro contabile.”. Ma qual è la soluzione? “È la specializzazione. Ma non solo a livello professionale, cosa che in molti casi già esiste, ma la specializzazione deve essere riconosciuta all’esterno. Un processo che il presidente del Consiglio nazionale Miani ha avviato con le Saf, ma che va implementato e che deve riguardare tutti, nessuno escluso. Quello che ci serve è la riconoscibilità formale della competenza tecnica da parte degli interlocutori sociali. Bisogna poi smarcarsi dalla fiscalità, esistono attività che applicano le stesse regole e lo stesso linguaggio nei diversi paesi, ed è lì che la professione può e deve crescere; faccio alcuni esempi: la rendicontazione, il report integrato, i processi di internazionalizzazione, l’attività di revisione e reporting.”*.

Il riferimento del dott. Elbano de Nuccio è sicuramente quello relativo all’intervista al presidente del CNDCEC, Dott. Massimo Miani, fatta da Michele Damiani di Italia Oggi e pubblicata sul giornale il 29 marzo u.s.. Infatti il dott. Miani afferma che “Il consiglio nazionale intende portare avanti il percorso normativo con il Ministero della Giustizia per la modifica del Dlgs 25 giugno 2005 n. 139 mediante l’inserimento di una norma ad hoc per il riconoscimento legislativo delle specializzazioni professionali”, ed aggiunge che “il Consiglio intende altresì continuare a profondere il proprio impegno nello sviluppo e nella migliore organizzazione delle scuole di alta formazione attualmente istituite”. In conclusione il presidente afferma che l’obiettivo è quello di “creare nuove opportunità per i commercialisti e migliorare la qualità delle prestazioni professionali offerte dagli iscritti agli albi”.**

Per chiudere possiamo immaginare un mondo delle professioni caratterizzato da un crescente contenuto intellettuale volto alla iper specializzazione che sempre di più demarcherà il solco che distingue le attività professionali da quelle commerciali.

 

*Fonte: Elbano de Nuccio, Il Sole24Ore del 5 aprile 2018

**Fonte: Michele Damiani, Italia Oggi del 29/03/2018