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Intelligenza artificiale e robotizzazione stanno facendo il loro ingresso negli studi legali e commercialisti, sostituendo il professionista nello svolgimento di tutte quelle attività meccaniche e ripetitive tramite programmi in grado di leggere, catalogare ed archiviare documenti, condurre ricerche e fornire pareri in risposta a specifici quesiti.
Tali soluzioni permettono di ridurre i costi e limitare gli errori, e consentono al professionista di avere più tempo da investire nelle attività intellettuali a più alto valore aggiunto. Dana Remus e Frank S. Levy nella loro pubblicazione intitolata “Can robots be lawyers?” individuano un vantaggio, ottenibile dalle varie soluzioni già presenti sul mercato, quantificabile in una riduzione del 13% dell’orario lavorativo di un avvocato.
Nei grandi studi legali americani e anglosassoni, infatti, sono già diffusamente impiegati software di analisi della giurisprudenza esistente in relazione ad un caso specifico. Nel 2017, ad esempio, JP Morgan ha adottato il software Contract Intelligence (COIN), che in pochi secondi è in grado di svolgere un’attività di analisi di documenti, che altrimenti costerebbe 360.000 ore in collaboratori e assistenti, ed esistono anche degli strumenti in grado di fornire una risposta (in bozza) ad uno specifico quesito legale, come ad esempio ROSS.
Il settore contabile appare ancora più sensibile all’innovazione tecnologica: l’Università di Oxford classifica la tenuta della contabilità tra le occupazioni più facilmente automatizzabili (con una probabilità di computerizzazione del 96%) e McKinsey prevede che l’86% delle attività legate alla contabilità sarà automatizzato.
A conferma dei numeri sopra citati basti pensare a quante ore sono investite in attività manuali e ripetitive come il data entry, i vantaggi però possono investire anche attività più complesse e favorire la collaborazione professionista-intelligenza artificiale.
Recentemente H&R Block, società americana specializzata in dichiarativi, ha stretto una partnership con il colosso informatico IBM al fine di utilizzare l’Intelligenza Artificiale di IBM, chiamata ‘Watson’, al fine di automatizzare l’attività di dichiarazione dei redditi nel modo fiscalmente più vantaggioso, analizzando tutta la normativa e le agevolazioni possibili e aver testato diverse simulazioni.
Anche Deloitte sta sviluppando la medesima soluzione, ed in generale tutte le principali compagnie di consulenza hanno già adottato diverse soluzioni di Intelligenza Artificiale e automatizzazione, principalmente con riferimento ad analisi di contratti, M&A, individuazione frodi e risk assessment.
Considerando la velocità con la quale l’innovazione tecnologica sta trasformando il mondo, nel prossimo futuro attività come contabilità, dichiarativi e paghe saranno quasi totalmente automatizzate grazie a strumenti basati sull’intelligenza artificiale. Ciò comporterà un significativo cambiamento del settore e delle professioni contabili, con conseguenti sfide ma anche opportunità.
In Italia, dove il 61% degli studi di avvocati e commercialisti ha un fatturato inferiore ai 100.000€, il budget per tecnologie informatiche è di soli 8.700€ per commercialisti e consulenti del lavoro e 4.600€ per gli avvocati (dati dell’Osservatorio professionisti e innovazione digitale del Politecnico di Milano). In tale contesto l’evoluzione tecnologica faticherà ad avanzare e le soluzioni già adottate in altri paesi appaiono di difficile introduzione, con il rischio di trovarsi a fronteggiare nuovi competitors in grado di fornire il medesimo servizio di qualità, ma in tempi più brevi e ad un prezzo più basso.
L’M&A di studi professionali permetterebbe ai professionisti italiani di aumentare notevolmente la propria dimensione con conseguenti economie di scala in termini di organizzazione (riduzione dei rischi e dei costi di gestione), condivisione del lavoro e specializzazione, più facile accesso ai finanziamenti e maggiore capacità di adattamento al rapido cambiamento tecnologico.