Aggregazioni tra professionisti: un trampolino di lancio per il futuro

Come già abbiamo avuto modo di evidenziare in precedenti contributi nel mondo delle professioni è in atto un profondo cambiamento. Ci riferiamo non solo a commercialisti e consulenti del lavoro, che maggiormente sono coinvolti in tali cambiamenti, ma anche ad altre professioni quali, ad esempio, avvocati, dentisti e farmacisti.

Il professionista italiano, storicamente orientato allo svolgimento della professione in modo individuale, sta lentamente (ma costantemente) entrando nell’ottica aggregativa per far fronte alle maggiori esigenze dei clienti che chiedono servizi sempre più numerosi e complessi che spingono, quindi, i professionisti ad organizzarsi con modelli più strutturati in grado di offrire servizi ad alto contenuto intellettuale ed iperspecializzati.

 

Quali sono state le cause di questo cambiamento di tendenza?

Per dare una risposta a tale domanda occorre partire da alcuni dati molto interessanti che sono stati rilevati sia dalla Fondazione Nazionale Dottori Commercialisti sia dalle casse di previdenza ed assistenza dei ragionieri e dei dottori commercialisti.

Dall’ultimo rapporto sull’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili si rileva che il numero dei commercialisti, dopo un forte rallentamento degli ultimi anni, ha ripreso a crescere a un buon ritmo.

Nel 2020, infatti, la crescita degli iscritti all’Albo è stata dello 0,4%, molto meglio rispetto al +0,1% del 2019. A fine anno gli iscritti hanno oltrepassato la soglia dei 119 mila (per diventare 119.298) e nel corso dell’anno 2020 i nuovi iscritti sono stati 2.478. Anche il numero dei praticanti, da molti anni in costante calo, sono tornati a crescere facendo registrare un aumento del 4,3%, anche se il loro numero in termini assoluti, pari a 12.938, resta sempre molto basso.

Un altro dato molto significativo, infine, è l’età anagrafica degli iscritti all’ODCEC in quanto il 63,2% rientrano nella classe dai 41-60 anni e gli over 60 hanno raggiunto circa il 19%.

In ultimo, anche le Società tra Professionisti (nonostante un tasso di crescita a doppia cifra) e le associazioni tra professionisti stentano a decollare nonostante i dati delle Casse di Previdenza dei Dottori Commercialisti e dei Ragionieri registrino un incremento dello 0,5% degli iscritti (per un totale di 98.795 al 31.12.2020) e la maggiore redditività dei professionisti che operano in forma associata (o societaria) rispetto ai professionisti organizzati sotto forma individuale.

In tale scenario si aggiunge non solo il dato relativo alla diminuzione, nel corso del 2020, dello 0,2% delle aziende iscritte nel Registro Imprese ma anche una diminuzione della popolazione italiana dello 0,6%.

Questi dati hanno avuto quale naturale conseguenza una maggiore concorrenza tra i professionisti sul territorio nazionale riducendo, di fatto, il numero di clienti pro-capite.

Pertanto, la maggior concorrenza ha comportato una compressione dei fatturati e dall’estensione delle aree di competenza è derivato un aumento della domanda specialistica da parte della clientela. Entrambi questi fenomeni hanno determinato una significativa spinta per gli studi professionali ad organizzarsi secondo modelli più complessi, in grado di far fronte all’evoluzione del mercato e di lavorare secondo criteri aziendali di autonomia organizzativa e massima redditività.

Si evidenzia, inoltre, che negli ultimi anni si sono evolute anche le finalità stesse delle operazioni M&A di studi professionali.

Infatti, sino a pochi anni fa le operazioni M&A di studi professionali erano davvero straordinarie, in quanto si manifestavano mediante l’acquisizione di un singolo studio senza la prospettiva di acquisirne altri. Tali operazioni avevano origine da due esigenze: il professionista cedente che doveva gestire il passaggio generazionale dello studio (e di garantirsi anche una sorta di TFR di fine carriera) ed il professionista acquirente che, per varie ragioni, desidera crescere e consolidare la propria professionalità (come ad esempio far fronte alla perdurante crisi ed alla conseguente perdita di clientela, il giovane professionista che desidera iniziare l’attività professionale con uno studio già avviato, etc.).

Da qualche anno si stanno consolidando operazioni più strutturate con l’obiettivo di acquisizione su larga scala sull’intero territorio nazionale al fine di:

  1. generare economie di scala;
  2. iper specializzare i professionisti;
  3. adottare logiche aziendali (quali un accurato controllo di gestione, l’organizzazione e la gestione del personale, l’implementazione di una struttura di marketing e commerciale, e l’inserimento di figure dotate di adeguate competenze, etc).

Inoltre, queste operazioni prevedono la creazione di entità “industrializzate” per quanto riguarda le attività ripetitive e standardizzate (quali ad esempio il data entry, i cedolini paga, ecc..) a cui vengono affiancate STP o associazioni in cui confluiscono i professionisti cedenti e che gestiscono le attività a più alto contenuto intellettuale. Nell’ambito di queste ultime la tendenza è quella dell’iperspecializzazione dei professionisti, i quali si dedicano a solo alcune aree specialistiche essendosi liberati dell’onerosa gestione quotidiana dello Studio ed avendo un bacino di clienti notevolmente incrementato.

 

Quali sono gli effetti delle aggregazioni?

Così come molte più volte evidenziato dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti occorre spingere molto sull’aspetto della specializzazione e dell’aggregazione tra i professionisti.

I processi aggregativi permettono non solo di migliorare la qualità del servizio (in quanto il professionista cedente ha maggior tempo e può dedicarsi ad una particolare area e specializzarsi, così da poter rispondere ai sempre più complessi problemi delle aziende sue clienti) ma anche di incrementare la quantità dei servizi offerti ai clienti, sfruttando la multi-disciplinarietà offerta dai diversi professionisti aggregati.

Come già accennato precedentemente in tali strutture si possono adottare logiche aziendali nella gestione dello Studio (quali ad esempio il marketing, il controllo di gestione, la pianificazione strategica) con effetto sulla marginalità e ridurre la dipendenza da servizi standardizzati che saranno sostituiti da Intelligenze Artificiali.

Infine, da un punto di vista personale, l’aggregazione costituisce il mezzo per monetizzare il valore dello Studio oltre che per avere maggior tempo libero, migliorare la qualità delle prestazioni professionali e creare nuove prospettive di carriera all’interno dell’aggregatore.

Ad oggi, quindi, i professionisti per competere devono necessariamente aggregarsi e specializzarsi al fine di offrire sul mercato servizi sempre più qualitativi e diversificati.