L’intelligenza artificiale: come si affronta l’avvento tecnologico che ridurrà i lavori ripetitivi?
Come già evidenziato in un precedente articolo il presidente del Consiglio nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, Dott. Massimo Miani, è stato intervistato dal Sole24Ore e, nel commentare il netto calo dei canditati alla professione di dottore commercialista (-44% negli ultimi 10 anni), ha affermato che “L’avvento tecnologico produrrà una riduzione delle attività contabili e fiscali. Bisogna quindi puntare su finanza, gestione delle crisi aziendali e consulenza alle imprese”*. Si pensi, ad esempio che le principali società di software house presenti sul territorio italiano stanno, ormai da alcuni anni, testando metodologia altamente automatizzate per la tenuta della contabilità e l’elaborazione dei cedolini paga. A quanto pare la soluzione è dietro l’angolo.
A questo scenario si aggiunge un aumento dell’età media dei Commercialisti che è passata, nell’ultimo decennio, da 45 a 49 anni.
Di fronte a questo futuro (ma non troppo) scenario lo stesso Dott. Miani, durante il suo intervento in occasione di Telefisco 2017, ha rilevato l’urgenza di accompagnare la professione in un processo di cambiamento per affrontare i rapidissimi mutamenti del mercato. Ma in che modo? “Le specializzazioni sono tra i pilastri principali.”, afferma il dott. Miani, e pertanto “Occorre arrivare al loro riconoscimento. In assenza di questo progetto molti specialisti sono confluiti all’esterno della professione in albi autonomi: i revisori, i revisori degli enti locali, i curatori. Gli elenchi, quando va bene, sono tenuti da un ministero. Dobbiamo fermare questo processo che sta spogliando la professione e sta creando complicazioni, per esempio per quanto riguarda la formazione.”. Tutto ciò attraverso anche le scuole di alta formazione.
Ed ancora, in altra sede, il presidente aggiunge che. “L’introduzione delle specializzazioni rappresenterebbe la migliore garanzia per una ulteriore crescita della professionalità e delle conoscenze settoriali offerte dalla categoria. Si tratta dunque di un provvedimento con evidenti potenziali effetti positivi per il sistema, non di una scelta figlia di una logica meramente categoriale.”**
Particolarmente importante è uno studio pubblicato sulla rivista Mit Technology Review il quale individua, tra i vari settori lavorativi sconvolti dall’intelligenza artificiale negli Usa c’è anche quello legale.
Più precisamente, dal sito dell’ANSA si legge che “… fino a un terzo delle mansioni di avvocati e praticanti può essere automatizzato.
Attraverso l’intelligenza artificiale si possono analizzare milioni di documenti, note legali e resoconti di cause per trovare quelli più appropriati a preparare un caso, un lavoro certosino che al momento compiono negli Usa i ‘paralegals’, persone in genere non laureate, e gli avvocati associati all’inizio della carriera. Una analisi di McKinsey ha stimato che il 22% del lavoro degli avvocati e il 35% di quello degli assistenti potrebbe essere automatizzato. Negli Usa sono già state create diverse compagnie che sviluppano software in questo campo, e ad esempio una delle principali, Kira Systems, collabora già con quattro dei dieci principali studi negli Usa.
In generale le compagnie “legal tech” hanno ottenuto il 43% in più di finanziamenti nei primi tre trimestri del 2017 rispetto all’anno precedente. A “spingere” il settore è anche la sempre maggiore disponibilità di dati on line. Lo scorso gennaio ad esempio la Harvard Law School Library ha messo in rete tutti i propri documenti. “Mi aspetto che gli studi, sapendo che la tecnologia può fare molti dei lavori ripetitivi, non vorranno più farli fare agli avvocati – afferma il direttore del progetto Adam Ziegler -. Perchè pagare per un associato per fare quello che un computer può fare più velocemente?”.(Fonte: notizia ANSA del 18/12/2017).
* Fonte: Il Sole24Ore del 6 marzo 2017 nelle pagine a cura di Francesca Barbieri, Bianca Lucia Mazzei e Valeria Uva
** Fonte: Sezione “primo Piano” sito www.commercialisti.it