Legge di Bilancio 2020: i Professionisti ancora penalizzati

Premessa

La bozza della Legge di Stabilità 2020, almeno così come sta per essere approvata, appare molto penalizzante per il mondo delle professioni in quanto modifica radicalmente il meccanismo della Flat Tax introdotto con la Legge di Bilancio 2019.

 

Cos’è la Flat Tax oggi

Infatti, la Legge di Bilancio 2019 aveva inserito, all’interno del nostro ordinamento tributario, la c.d. Flat Tax che, qui si ricorda, è un’opportunità usufruibile da tutte le categorie di lavoratori autonomi. La norma prevede che i professionisti che rientrano nel regime fiscale della Flat Tax pagano una tassa “secca” del 15% (nel caso dei commercialisti e consulenti del lavoro da applicare sul 78% dei corrispettivi percepiti) sostitutiva dell’imposta sul reddito, delle addizionali regionali e comunali e dell’Irap. Non rientrano nel regime della flat tax i professionisti che partecipano a società di persone, associazioni o imprese familiari e i professionisti che controllano direttamente ed indirettamente una s.r.l. o associazioni in partecipazioni che esercitano attività economiche riconducibili a quelle svolte dal professionista. Infine, non devono aver avuto ricavi o compensi superiori ad euro 65.000 nell’anno 2018. La norma, inoltre, prevede che a partire dall’anno 2020 l’applicazione dell’aliquota del 20% a tutti i lavoratori autonomi con fatturato superiore a 65.000 ma inferiore a 100.000.

 

Cosa prevede la legge di bilancio 2020

La manovra 2020 prevede non solo l’abolizione di questa possibilità ma anche l’introduzione del regime analitico per la determinazione del reddito, ovvero in base ai costi sostenuti e ai ricavi percepiti.

Pertanto, non si terrà più conto dei coefficienti in base al tipo di attività svolta (che ricordo per i commercialisti ed i consulenti del lavoro l’imposta veniva calcolata sul 78% dei ricavi incassati).

 

La cessione dello studio professionale: vanificati i vantaggi fiscali

L’introduzione del regime fiscale della Flat Tax è stata ben accolta dal mondo professionale in quanto sembrava l’unico “spiraglio” per il professionista che intende cedere la propria attività per evitare pesanti ripercussioni dal punto di vista fiscale. 

Possiamo, infatti, comparare la tassazione ordinaria con quella agevolata dalla flat tax sui corrispettivi percepiti a seguito della cessione dello studio di un commercialista. Ad esempio, il commercialista che cede la propria attività professionale al valore di euro 390.000 (valore medio rilevato dal MpO Centro Studi nelle cessioni di studi di commercialisti) e prevedendo una rateazione a sei anni  avrebbe un notevole vantaggio fiscale con l’applicazione della Flat Tax. 

Questo vantaggio aumenterebbe ulteriormente nel caso in cui la rateazione fosse inferiore ai sei anni, come spesso accade nelle operazioni M&A di studi professionali. Pertanto, in questo caso, anche in virtù del fatto che l’aliquota agevolata del 15% si applica sul 78% dei compensi percepiti e difficilmente il professionista cedente che cessa la propria attività possa avere più del 22% di costi, il vantaggio fiscale è ancora più “allettante.” 

Il professionista cedente, infine, nel programmare la cessione del proprio studio dovrà fare attenzione a non rientrare tra le cause di esclusione (come, ad esempio, aver superato le soglie reddituali).

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