Digital Trasformation: Le Opportunità di Business provenienti dalla Rete

Come già rilevato nel corso degli articoli precedenti il mondo delle professioni sta subendo un epocale cambiamento.

Infatti, nell’ambito del processo di digitalizzazione delle imprese e degli obiettivi di semplificazione delle operazioni IVA, l’obbligo della fatturazione elettronica, circoscritto ad oggi alle operazioni effettuate con la pubblica amministrazione, dal 1° gennaio 2019  (anticipato al 1° luglio 2018 per il settore carburanti e per le prestazioni rese da subappaltatori e subcontraenti negli appalti pubblici) sarà esteso sia alle cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate nei confronti di soggetti passivi (B2B) sia alle operazioni effettuate nei confronti di consumatori finali (B2C).

In questo processo di “digital transformation” i professionisti avranno un ruolo determinante per le aziende in quanto tale previsione normativa avrà un impatto notevole nell’ambito della produzione di documenti digitali, come anche confermato dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, nel comunicato del 13 aprile 2017, che stima una produzione annua di circa 1,3 miliardi di documenti digitali.

Appare evidente, quindi, che la rete è diventata una immensa opportunità di business per gli studi professionali ed il concetto di “identità digitale” si sta sviluppando nel mondo professionale ad oggi poco accorto alle opportunità di business che provengono dalla rete.

Ma cosa si intende per identità digitale?

Per avere una adeguata identità digitale occorre principalmente costruire un sito internet interattivo per attrarre e dialogare con i clienti attuali e potenziali, facilmente fruibile da tutti i dispositivi. Successivamente si deve valorizzare il contenuto pubblicato a supporto dell’attività di consulenza professionale in modo da renderlo leggibile dai motori di ricerca.

Oggi le tecnologie mettono a disposizione degli studi professionali l’opportunità di raccogliere e di sfruttare un gran numero di dati digitali geo-localizzati circa la propria utenza consentendo un’ottimizzazione dell’esperienza d’acquisto e dei risultati di business.

Su tali argomenti è intervenuto su Italia Oggi il dott. Marino Longoni, condirettore de quotidiano, il quale ha definito “petrolio del futuro” i big data provenienti dalla rete ed aggiunge che “già oggi i database aziendali possono essere usati per ottimizzare i servizi di controllo di gestione, di pianificazione fiscale, di elaborazione di benchmark competitivi, di gestione di tesoreria, e così via. Occorre, però, un cambio di mentalità, cosa che sta già avvenendo negli studi meglio strutturati. Non c’è dubbio che sono questi i servizi ad alto valore aggiunto per gli imprenditori, e che la competizione tra professionisti si giochi ormai nella capacità di gestire i dati in loro possesso per offrire una consulenza strategica di qualità (e ben retribuita). Esattamente ciò di cui gli imprenditori hanno sempre più bisogno*”.

Pertanto il mondo professionale si avvia verso un processo veloce e immutevole che porta verso le iper-specializzazioni professionali, così come detto anche dal Dott. Miani, Presidente Nazionale dell’ODCEC, il quale, afferma che “Il consiglio nazionale intende portare avanti il percorso normativo con il Ministero della Giustizia per la modifica del Dlgs 25 giugno 2005 n. 139 mediante l’inserimento di una norma ad hoc per il riconoscimento legislativo delle specializzazioni professionali”, ed aggiunge che “il Consiglio intende altresì continuare a profondere il proprio impegno nello sviluppo e nella migliore organizzazione delle scuole di alta formazione attualmente istituite”. In conclusione il presidente afferma che l’obiettivo è quello di “creare nuove opportunità per i commercialisti e migliorare la qualità delle prestazioni professionali offerte dagli iscritti agli albi”**.

 

Concetto, questo, ripreso successivamente dal dott. Elbano De Nuccio, presidente dell’Ordine di Bari, il quale, intervistato dal Sole24Ore, ha precisato che “Tra breve, entro il 2020, tante attività standardizzate verranno integralmente realizzate dalle macchine e la fattura elettronica soppianterà una grande fetta di lavoro contabile.”. Ma qual è la soluzione? “È la specializzazione. Ma non solo a livello professionale, cosa che in molti casi già esiste, ma la specializzazione deve essere riconosciuta all’esterno. Un processo che il presidente del Consiglio nazionale Miani ha avviato con le Saf, ma che va implementato e che deve riguardare tutti, nessuno escluso. Quello che ci serve è la riconoscibilità formale della competenza tecnica da parte degli interlocutori sociali. Bisogna poi smarcarsi dalla fiscalità, esistono attività che applicano le stesse regole e lo stesso linguaggio nei diversi paesi, ed è lì che la professione può e deve crescere; faccio alcuni esempi: la rendicontazione, il report integrato, i processi di internazionalizzazione, l’attività di revisione e reporting.”***.

Per chiudere possiamo immaginare un mondo delle professioni caratterizzato da un crescente contenuto intellettuale volto alla iper specializzazione che sempre di più demarcherà il solco che distingue le attività professionali da quelle commerciali.

 

 

*Fonte: Marino Longoni – Italia Oggi del 18 luglio 2018.

**Fonte: Michele Damiani, Italia Oggi del 29/03/2018.

***Fonte: Elbano de Nuccio, Il Sole24Ore del 5 aprile 2018