Turnover generazionale: un’urgenza per i commercialisti

Il 4 maggio 2024 la Fondazione Nazionale dei Dottori Commercialisti ha rilasciato l’abituale rapporto annuale, mettendo in luce una crescente tendenza all’invecchiamento della professione.
Questo articolo esamina i dati chiave, analizza le cause di questa tendenza e discute le possibili implicazioni future per il settore, evidenziando le sfide e le opportunità che si presentano per garantire un adeguato ricambio generazionale.

Nel 2022 la percentuale degli iscritti all’Albo con meno di 40 anni risulta pari al 17,1% registrando un calo dello 0,5% rispetto al 2021.
Anche la fascia 41-60 anni è diminuita, passando dal 61,9% del 2021 al 60,3%. Gli over 60 sono aumentati e sono passati dal 20,5% al 22,6%.
La distribuzione geografica mostra che la più alta percentuale di iscritti fino a 40 anni si registra al Nord-est (20,7%), con il Trentino-Alto Adige che ne detiene la quota maggiore (26,6%).
Le Isole invece registrano la percentuale di giovani più bassa.
Il Rapporto 2023 aggiorna anche le statistiche sugli iscritti al Registro del Tirocinio con 12.781 iscritti al 31 dicembre 2022, un calo dell’8,4% rispetto al 2021 una variazione in valore assoluto di -1.173. Le maggiori contrazioni si registrano nel Centro (-13,8%) e nel Sud (-7,9%), mentre il Nord mostra un calo del 3,5%.

L’analisi delle tendenze demografiche tra i commercialisti italiani mette in luce un fenomeno preoccupante: l’aumento degli over 60 e il calo dei giovani iscritti.
Questo scenario riflette non solo una problematica interna alla professione, ma anche una sfida più ampia che coinvolge l’intero tessuto economico e sociale del nostro Paese.
Al riguardo si è espresso Elbano de Nuccio, Presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, il quale ha sottolineato che questo dato si inserisce nel ben più drammatico tema demografico generale del Paese, evidenziando che in Italia non c’è settore economico e professionale maturo, salvo rare e circoscritte eccezioni, in cui non stiano venendo a mancare le braccia e i cervelli necessari per garantire un adeguato ricambio generazionale. 

La presenza crescente di commercialisti over 60 è un segnale di una professione che sta invecchiando senza un adeguato turnover generazionale. Questo fenomeno può essere attribuito a diversi fattori, tra cui la crescente longevità professionale e la riluttanza dei professionisti più anziani a ritirarsi completamente dal lavoro

Se da un lato l’esperienza e la saggezza degli over 60 sono risorse preziose, dall’altro lato l’assenza di giovani rischia di compromettere l’innovazione e l’adattabilità della professione ai cambiamenti del mercato.
Il calo preoccupante dei giovani iscritti all’albo dei commercialisti può essere spiegato dal fatto che la percezione della professione è sempre meno attrattiva, inoltre la concorrenza di altre carriere professionali più appetibili e le difficoltà di accesso al mercato del lavoro non facilitano ai giovani l’ingresso in questo percorso. 

A queste problematiche si sommano poi l’elevato costo e la lunga durata del percorso formativo che possono scoraggiare i giovani dall’intraprendere questa carriera.
Di fronte a simili sfide è essenziale adottare un approccio proattivo per garantire la continuità aziendale e la successione generazionale all’interno degli studi professionali.
Agevolare i passaggi generazionali è cruciale per garantire la continuità e la stabilità agli studi professionali, preservando così i posti di lavoro dei dipendenti e collaboratori e la fiducia dei clienti.
La mancanza di un ricambio generazionale adeguato può esporre gli studi al rischio di chiusura, compromettendo la sopravvivenza stessa dell’attività e mettendo a repentaglio la stabilità occupazionale delle persone che vi lavorano. Questo scenario non solo mina la continuità del servizio offerto ai clienti, ma può anche ridurre la qualità delle prestazioni professionali offerte, essenziali per mantenere la competitività nel mercato. 

Vediamo due strategie, complementari, in tal senso: incentivare l’acquisizione di studi da parte di giovani professionisti e aggregarsi per creare strutture più attrattive.

Promuovere l’acquisizione di studi da parte di professionisti più giovani non solo faciliterebbe l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, ma, attraverso un possibile affiancamento temporaneo nei primi anni della loro carriera, permetterebbe anche di preservare e trasferire il patrimonio di conoscenze e competenze dei commercialisti più anziani. Tale proposta potrebbe trovare forma, ad esempio, in  incentivi fiscali ai giovani professionisti che acquistano studi di commercialisti prossimi alla pensione. Questa soluzione potrebbe ridurre l’onere finanziario iniziale e rendere l’acquisizione più accessibile. 

Inoltre, il passaggio generazionale con monetizzazione offre un ulteriore beneficio significativo: consente al professionista anziano di percepire una sorta di TFR.
Questo compenso, che si concretizza nella vendita dello studio, rappresenta un valore aggiunto per il professionista anziano che, dopo anni di dedizione e impegno, può contare su una somma di denaro che riconosce il valore costruito nel corso della sua carriera.
Il passaggio generazionale con monetizzazione può quindi essere visto come una forma di pensionamento per i commercialisti anziani. Permette loro di ritirarsi dal lavoro attivo con una sicurezza economica, premiando al contempo il loro contributo alla professione. Questo tipo di transizione non solo incentiva il pensionamento dei commercialisti senior, che potrebbero altrimenti ritardare il loro ritiro a causa di preoccupazioni finanziarie, ma anche l’ingresso di nuovi talenti nel settore.

Aggregarsi in strutture più attrattive rappresenta una seconda strategia: le strutture più grandi, poiché dispongono di maggiori risorse da investire, offrono più opportunità di formazione, di carriera e di sviluppo professionale per i giovani commercialisti, contribuendo a un ricambio generazionale più efficace.
L’unione degli studi professionali rappresenta anche la possibilità di offrire una gamma più ampia di servizi specializzati, migliorando non solo la qualità dei servizi offerti ai clienti, ma anche la diversificazione della clientela.
Gli studi più grandi e dinamici sono spesso più attrattivi per i giovani professionisti che cercano opportunità di carriera stimolanti e uno sviluppo professionale continuo.
È quanto sostiene anche Francesco Cataldi, presidente dell’Unione Nazionale Giovani Commercialisti ed Esperti Contabili, il quale propone una serie di iniziative cruciali per il settore dei commercialisti, che vanno dalla necessità di retribuire il tirocinio fino alla creazione di un protocollo volontario per promuovere la crescita professionale dei giovani nel settore degli studi.
Tra le iniziative proposte sono incluse anche la promozione delle collaborazioni tra professionisti, il miglioramento delle normative sull’equa remunerazione attraverso l’espansione dei soggetti coinvolti e l’adeguamento dei parametri tariffari, fino alla valorizzazione delle competenze professionali dei commercialisti e l’importanza della specializzazione

La possibilità di lavorare in un ambiente innovativo e collaborativo può aumentare la soddisfazione e la retention del personale, dunque, incentivare fusioni e acquisizioni tra studi di commercialisti non solo può mitigare il calo del numero di praticanti e nuove iscrizioni, ma anche migliorare significativamente le capacità di formazione e sviluppo professionale per i giovani professionisti.
Questa strategia non solo rafforza la competitività degli studi sul mercato, ma assicura anche un futuro sostenibile per la professione dei commercialisti in Italia, preparando le nuove generazioni ad affrontare le sfide e cogliere le opportunità del futuro.