L’aggregazione quale strumento per la transizione digitale

Si è tenuto il 28 giugno a Roma il convegno, organizzato da Confprofessioni e The European House – Ambrosetti, incentrato sull’impatto del digitale nelle professioni.

Al dibattito hanno preso parte, tra gli altri, anche Anna Ascanio e Vittorio Colao, rispettivamente sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico e Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale.

Proprio l’intervento del sottosegretario ha dato il via alla discussione sul cambiamento del ruolo dei professionisti nella transizione digitale.

Infatti, come sostenuto da Ascanio, il sistema delle professioni può essere uno straordinario abilitatore di incremento di produttività, crescita e modernizzazione del Paese, nella misura in cui accetterà la sfida della digitalizzazione e sarà capace di adattarsi compiutamente alla trasformazione della società e dell’economia.

Tra i fattori che facilitano la diffusione della digitalizzazione in questo settore, uno dei più interessanti è sicuramente l’aggregazione tra professionisti.

Infatti, sebbene sia possibile anche per singoli professionisti ottenere benefici concreti da strumenti digitali semplici a costo pressoché nullo (ad esempio la formazione), l’implementazione efficace di strumenti digitali a maggior livello di complessità (es. BIM, AI, blockchain) tende a richiedere una dimensione minima abilitante per via degli investimenti necessari, dei tempi lunghi di apprendimento (es BIM) e delle risorse da dedicare.

In tale ottica si rivela pertanto elemento abilitante della digitalizzazione, seppur solo apparentemente non correlato, il ripensamento complessivo della normativa sulle aggregazioni tra professionisti capaci di catalizzare gli investimenti necessari.

Ad oggi, com’è noto, la relativa normativa è percepita come frammentata e distorsiva tra le diverse categorie professionali, nonché penalizzante dal punto di vista fiscale rispetto al lavoro autonomo.

Appare inoltre riconosciuto dal mercato, in particolare per le aggregazioni di dimensioni contenute, che la compresenza nella stessa azienda di specialisti con diverse professionalità e competenze tenda ad abilitare un maggiore confronto e una maggiore qualità di servizio riconosciuta nel percepito quotidiano del cliente.

Quanto appena riportato in merito alle aggregazioni si rivela in linea con le argomentazioni riportate dal ministro Colao, il cui intervento ha messo in evidenza l’esistenza di tre elementi cardine su cui ordini e organi associativi dovrebbero puntare al fine di promuovere la digitalizzazione: formazione, modelli di lavoro e fondi.

 

Formazione

E’ indispensabile che i professionisti del futuro in uscita dalle università possiedano competenze di carattere trasversale.

Per poter favorire lo sviluppo della transizione è opportuno fare in modo che sempre più medici, avvocati e commercialisti si intendano del settore IT e viceversa.

In altre parole, i professionisti devono diventare competenti e al tempo stesso mediatori delle competenze. Con riferimento ai giovani, l’aggregazione rappresenta un’opportunità per rendere possibile un percorso di crescita a fianco di professionisti più esperti.

In questo modo, attraverso la sperimentazione di forme di aggregazione professionale, da un lato i giovani avranno modo di immagazzinare le competenze ed il know-how dai professionisti più anziani e dall’altro, questi ultimi, potranno beneficiare dell’apporto dei giovani in termini di conoscenza delle tecnologie e del digitale.

 

Modelli di lavoro

La pandemia ha cambiato il modo di lavorare di tutti, professionisti inclusi. E’ innegabile che, in ambito professionale, per soddisfare il bisogno di apprendimento del lavoro (ed il suo trasferimento), sia indispensabile il rapporto fisico e la presenza in studio.

Parimenti oggi fare il professionista comporta sforzi tali per cui si rende necessaria una certa flessibilità da accompagnare alla vita professionale. Posto che ogni professione sia più incline al lavoro in presenza rispetto ad altre e viceversa, una corretta organizzazione del

lavoro è quella che preveda la scelta tra il classico lavoro in studio e il lavoro da casa, in modo tale da equilibrare le esigenze sopra riportate. In questo senso, lo strumento dell’aggregazione professionale, nelle sue particolari forme delle reti e network professionali, apre allo sviluppo delle tecnologie digitali e permette di conciliare le due modalità di lavoro.

Infatti, la presenza in ufficio è richiesta da parte dei professionisti aggregati al fine di condividere idee, competenze e opinioni e di confrontarsi l’un l’altro sugli aspetti gestionali e sulle direttive strategiche da impartire allo studio.

Al tempo stesso è possibile fare ricorso a piattaforme condivise per il coordinamento e lo svolgimento di determinate attività (pianificazione, partecipazioni a riunioni, reporting ecc.).

 

Fondi

La digitalizzazione negli studi professionali richiede investimenti per l’acquisto delle nuove tecnologie. Come già sopra anticipato, difficilmente un professionista individuale potrà sostenere ingenti investimenti per far fronte all’innovazione digitale.

Posto che in ambito professionale sono diverse le misure di sostegno in fase di approvazione e di stanziamento e che alcune di queste sono già state approvate (c.d. voucher connettività), l’aggregazione rappresenta ad oggi la soluzione con la quale meglio può essere bypassato il problema degli investimenti e non solo.

Infatti, uno studio aggregato potrà investire un quantitativo di capitali maggiore rispetto al classico studio individuale, potendo beneficiare degli apporti dei singoli associati.

Infine, tanto più è strutturato lo studio aggregato, tanto più facilmente potranno essere accolte le risorse necessarie all’esborso iniziale per gli investimenti tecnologici.