La riforma delle professioni: l’attività parlamentare

a cura di MPO & Partners M&A

Nel corso del 2011 sono stati approvati importanti provvedimenti in materia di professioni regolamentate.

La manovra finanziaria del 2011 (D.L. 98 del 06/07/11, convertito con Legge n. 111 del 15/07/11), con l’art. 29, c. 2, ha previsto l’istituzione presso il Ministero della Giustizia di un’Alta Commissione per la formulazione di proposte in materia di liberalizzazione dei servizi, mentre la seconda manovra finanziaria estiva (D.L. 138 del 13/08/2011, convertito con L. 148 del 14/09/11) ha delineato un percorso di riforma per favorire la liberalizzazione del settore delle professioni.

L’art. 3, c. 5 del D.L. 138/11, fermo restando l’esame di Stato per l’accesso alle professioni regolamentate, ha definito una serie di principi verso i quali orientare la riforma degli ordinamenti professionali (da attuare entro 12 mesi dalla vigenza del provvedimento) ovvero:
a) libertà dell’accesso alla professione ed impossibilità di istituire “numeri chiusi”, nonché di introdurre discriminazioni  basate sulla nazionalità;
b) obbligo di formazione continua permanente;
c) adeguamento del tirocinio allo svolgimento effettivo dell’attività formativa;
d) pattuizione del compenso professionale tra le parti al momento del conferimento dell’incarico (tariffe derogabili);
e) obbligo, per il professionista, di stipulare idonea assicurazione a tutela del cliente, per i rischi professionali;
f) previsione di organismi disciplinari e amministrativi separati;
g) libertà di pubblicità informativa sulla specializzazione, struttura dello studio e compensi richiesti.

Su questo quadro si è inserito l’art. 10 della Legge di stabilità 2012 (L. 183 del 12/11/11), stabilendo che i principi indicati dal D.L. 138/2011 dovranno orientare il governo nell’opera di delegificazione degli ordinamenti professionali (da realizzare entro 12 mesi), la quale comporterà l’abrogazione delle leggi professionali vigenti; la L. 183/11 regolamenta, inoltre, l’esercizio delle professioni in forma societaria, abrogando la legge sulle associazioni professionali (L. 1815 del 1939).

Nel 2012, il c.d. ‘Decreto Cresci Italia/Liberalizzazioni’, (D.L. 1 del 24/01/12, convertito con L. 27 del 24/03/12) è tornato a disciplinare le professioni regolamentate prevedendo, nell’articolo 9:

  • l’abrogazione delle tariffe professionali (il Ministro della giustizia dovrà fissare parametri per orientare la liquidazione del professionista in caso di ricorso all’autorità giudiziaria);
  • la pattuizione del compenso al momento del conferimento dell’incarico;
  • l’obbligo per il professionista di dotarsi di una assicurazione per la responsabilità civile;
  • la durata massima del tirocinio in 18 mesi, con la previsione di un rimborso spese forfetario al tirocinante dopo i primi sei mesi di tirocinio.

Inoltre, l’articolo 9-bis modifica la disciplina della società tra professionisti, prevedendo:

  • una presenza minoritaria dei soci di capitale rispetto ai soci professionisti (sia il numero dei soci professionisti che la loro partecipazione al capitale sociale  deve determinare la maggioranza di 2/3 nelle deliberazioni o decisioni dei soci); il venir meno di tale condizione costituisce causa di scioglimento della società;
  • un minimo di 3 soci per l’eventuale scelta del modello societario cooperativo,
  • l’obbligo di garantire il segreto professionale anche all’interno della società;
  • l’obbligo di polizza a copertura della responsabilità civile per danni ai clienti.

I provvedimenti citati sono intervenuti mentre la Camera si stava già occupando della riforma della professione forense, i cui aspetti critici riguardano le società tra avvocati e multidisciplinari, la disciplina dei minimi tariffari e il ripristino del divieto del patto di quota lite, le modifiche alla disciplina del procedimento disciplinare.

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